PRESIDI MEDICO CHIRURGICI: UN NOME, UNA GARANZIA!

In tempi di pandemia come quelli che ci troviamo a vivere l’attenzione verso la generica disinfezione delle superfici e degli ambienti di vita e di lavoro è diventata sempre più importante. 

Infatti, il virus SARS CoV-2[1] è un agente biologico che si diffonde principalmente per via transpersonale, attraverso quelle goccioline di saliva (droplets) che ognuno di noi può emettere nella normale conversazione, o ancora maggiormente con colpi di tosse o starnuti, ma in parte può depositarsi anche su superfici e oggetti e rimanere attivo e potenzialmente infettante per periodi di tempo variabili, non sempre brevi. Il semplice contatto cutaneo con queste superfici e oggetti contaminati non trasmette il virus, ma se per esempio ci tocchiamo bocca, occhi e naso con le mani contaminate allora potremmo subire l’attacco vincente del microrganismo.

Gli oggetti contaminati sono definiti “veicoli” della trasmissione, e quindi la rimozione dei microrganismi dalle loro superfici appare molto importante, soprattutto nei luoghi pubblici o accessibili al pubblico, in cui le possibilità di contaminazione e diffusione del contagio sono evidentemente più elevate.

Certamente i centri estetici, che dal 4 dicembre sono tornati in attività in 19 regioni italiane su 20 (Abruzzo escluso), rientrano in tali categorie e devono quindi dotarsi di prodotti e procedure adeguati a garantire l’igiene e la sicurezza degli ambienti. 

I presidi medico-chirurgici (PMC) possono aiutarci in questo compito: sono definiti in questo modo tutti quei prodotti che vantano in etichetta un’attività riconducibile alle seguenti definizioni, espressamente indicate nell’articolo 1 del D.P.R. 392 del 6 ottobre 1998:

  • disinfettanti e sostanze poste in commercio come germicide o battericide;
  • insetticidi per uso domestico e civile;
  • insettorepellenti;
  • topicidi e ratticidi ad uso domestico e civile.

In questo periodo siamo particolarmente interessati alle sostanze che sono indicate al primo punto dell’elenco precedente, cui più in generale viene attestata dal Ministero della Sanità (dietro richiesta dell’azienda produttrice che deve documentare l’efficacia del prodotto per cui richiede il riconoscimento come PMC) una azione di contrasto della contaminazione da microrganismi. Questi ultimi sono degli organismi viventi di dimensioni talmente ridotte da non essere visibili ad occhio nudo, ma solo attraverso il potente ingrandimento dei microscopi. Tra i microrganismi sono classificabili i batteri, i funghi unicellulari, e cosa che più ci interessa, i virus. Questi microrganismi sono composti, nelle linee essenziali, da un involucro proteico che contiene il materiale genetico (l’acido ribonucleico -RNA- nel caso del SARS CoV 2) e hanno bisogno per la propria replicazione e sopravvivenza di sfruttare le strutture interne delle cellule che infettano, cellule che possono essere danneggiate o distrutte dall’azione del virus, causando la sintomatologia alla base delle patologie che il virus stesso determina.

I Presidi Medico-Chirurgici che vengano quindi approvati per le loro caratteristiche di contrasto alla contaminazione da virus sono uno strumento molto importante nella riduzione della propagazione dei virus stessi e la loro denominazione è contemporaneamente una garanzia perché l’autorizzazione dei PMC è rilasciata dal Ministero, sentito il parere tecnico scientifico dell’Istituto Superiore di Sanità; quando i prodotti sono autorizzati come PMC devono riportare in etichetta la dicitura di “Presidio Medico Chirurgico” e un numero di registrazione che viene assegnato dal Ministero della Salute.

Ecco quindi un caso evidente in cui vale, positivamente, il detto “un nome, una garanzia”!


[1] L’acronimo SARS indica la “Severe Acute Respiratory Syndrome”, ossia una sindrome respiratoria acuta e severa, mentre CoV sta per Corona Virus. Quindi, il virus che causa l’attuale pandemia è stato classificato attraverso la patologia principale che determina e la sua appartenenza al ‘ceppo’ dei corona virus, di cui sono noti anche altri appartenenti, tra cui il primo virus a causare sindromi respiratorie acute, da cui l’attuale è differenziato attraverso il “2” che compare alla fine della definizione. Il CoViD-19 (anche se sarebbe meglio usare il femminile, trattandosi di una patologia) è invece la patologia determinata dall’infezione da SARS CoV 2, significando infatti Corona Virus Disease, apparsa come sappiamo sul finire del 2019 in Cina. 

Enrico Oddone

Ricercatore Universitario in Medicina del Lavoro, Università di Pavia e Dirigente medico dell’Unità Operativa Ospedaliera di Medicina del Lavoro (UOOML), IRCCS Pavia.